il Social Point Protagonista

Impressioni dal convegno del 10 marzo 2011

Prima di tutto vorrei dire ad alcune persone nuove, alle quali giungerà questo messaggio, che cosa é il Social Point, perché possano avvicinarsi a noi e contattarci se vogliono conoscerci.

Il social Point é un proposito del Dipartimento di salute mentale, é nato nel 2006 ed assieme ad altre associazioni di tipo sociale lavora per unire e coinvolgere le persone che vogliono impegnarsi nei centri di salute mentale per aiutare gli utenti ma anche i famigliari in difficoltà.

Per noi utenti il social p.é stato utile, importante e divertente. Finalmente anche noi possiamo esprimerci con  gente che vuole ascoltarci,finalmente ci sentiamo protagonisti in una realtà che “guarisce”, in una realtà che ci accoglie e riconosce le nostre qualità,  l’impegno che mettiamo nel voler guarire, la nostra voglia di comunicare e di farci capire.

Tre anni fa mi sentivo sola e apatica. La psichiatra mi ha consigliato di entrare a far parte del Social P. Mi sono lasciata convincere facilmente perché le novità mi incuriosiscono, ma non avrei mai pensato di fare una scelta tanto positiva per me. Nel nostro gruppo é nata  una partecipazione che ci stimola e ci unisce, gli operatori sono gentili, preparati e sensibili, insieme a loro lavoriamo molto intensamente. Molteplici sono la iniziative e tutte dalla nostra parte, cioè utili per noi. Nell’arco di tre anni ho seguito un corso di teatro; uno di computer ed ora sono entrata a far parte della redazione del Social P. Questo é un lavoro interessante ed é aperto a tutti coloro che desiderano parteciparvi. Per quanto mi riguarda scrivo articoli su vari argomenti e vorrei ampliare questa esperienza anche su tematiche comuni ad altri utenti.

Da qualche tempo collaboro con gli Utenti Esperti. In sostanza cerco di rendermi utile sostenendo altri utenti in momentanea difficoltà, con la guida degli operatori di riferimento e attraverso la mia esperienza di vita con la malattia.

Con la loro esperienza gli Utenti Esperti possono sensibilizzare le persone su temi quali lo Stigma e il Pregiudizio, che, purtroppo sono ancora tanto presenti nelle persone cosiddette normali.

Ora, come membro degli Utenti Esperti, sono impegnata al Liceo Artistico di Modena. Sto seguendo un corso di creta insieme ad altri utenti, ma anche a cittadini e studenti che non soffrono di disagio mentale. Inoltre ci stiamo organizzando per portare il nostro sapere nelle scuole, per far conoscere anche ai ragazzi i problemi e le risorse del disagio mentale. Questa é una iniziativa nuova, ancora in fase di avvio, ma é certamente importante per noi ed anche per gli studenti che chissà quale idea si son fatti della malattia mentale.

Tante altre cose vorrei fare e mi riprometto di essere partecipe di altre iniziative che certamente non mancheranno, purtroppo mi rendo conto che il tempo non é inesauribile, ma penso anche con soddisfazione a quanto é lontano il tempo dell’apatia.

Franca Camilli

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Ritorno da Muyeye

Fareassieme lla nostra scuola a Muyeye è un progetto di “Parole Ritrovate” e “Itake” per costruire una scuola superiore in Kenya.

Raccolti i fondi molti gruppi sono partiti per verificare i lavori. L’ultimo è partito il 12 Febbraio 2011 e noi vi riportiamo un racconto dell’esperienza.

Reportage della nostra avventura del nostro secondo viaggio in Africa.

Il viaggio

Arrivati a Verona abbiamo dovuto superare un problema che ci ha dato qualche pensiero, infatti mia figlia ha avuto un malore. E’ stata subito soccorsa dalla guardia medica dell’aeroporto, ma sia io che il resto del gruppo ci siamo preoccupati. Mancava poco più di un quarto d’ora al decollo e io e Manuela eravamo ancora nell’infermeria aeroportuale. Fortunatamente mia figlia si é ripresa e all’ultimo momento siamo riuscite ad imbarcarci con gli altri. Il resto del viaggio é stato tranquillo e siamo arrivati in orario a Mombasa.

All’aeroporto di Mombasa ci aspettava una coda di circa due ore per regolarizzare i nostri documenti; avevamo caldo ed eravamo stanchi. Superata l’immigrazione ci prepariamo per l’ultimo step: prendiamo il pulmino per andare all’hotel, ma ci sono volute altre due ore di viaggio!

L’hotel era semplice, ma accogliente e gradevole,pulito e circondato da un bel giardino con piscina, i camerieri erano gentili e disponibili,

alcuni di loro parlavano bene italiano. I bungalow erano dislocati in vari punti del giardino; all’interno c’era il bagno la cucina e un ampia camera da letto. All’esterno, dalla parte posteriore della camera, c’era un bel patio arredato con delle comode poltroncine, un tavolo con le sedie e la possibilità di stendere gli asciugamani.

Gli occhi dei bambini il sole il mare il vento

Mi sei piaciuta Africa,nonostante gli occhi dei tuoi bambini  che senza parlare, raccontavano tutta la loro storia di sofferenza dignitosa come solo un popolo può esserlo nella povertà. Africa con la tua rassegnazione, con la tua umiltà, con le tue capanne fatte di fango non mi hai fatto pensare con tristezza ad una situazione estrema, ma ho sentito l’inaccettabilità della tua condizione, di chi non ha mai tregua nella ricerca di una ragione per vivere e sperare in un domani migliore. Per la tua gente  non c’é interruzione ogni giorno si combatte per la sopravvivenza, la tua gente umile e quindi forte, sorridente e quindi fiduciosa, mai troppo triste, mai troppo furba, mai arrabbiata, vive con onestà verso sé stessa. Africa ti ho sentita grande come se tu fossi la madre del resto del mondo.. nel sole, nel mare e nel vento.

Momenti di verità

Il nostro gruppo si é comportato bene, abbiamo avuto qualche attrito come quasi sempre succede quando si vive in comunità, però abbiamo superato le contrarietà, perché ci siamo seduti in cerchio e abbiamo parlato apertamente della situazione un po’ stagnante che si era creata. Quasi tutti abbiamo partecipato, ognuno a modo suo ha spiegato cosa c’era che non andava tra di noi. C’é stato chi ha parlato di esclusione, chi di regole, chi di metodo e chi di comportamento. Alla fine della riunione ci siamo alzati con il cuore più leggero, almeno per me é stata un’esperienza di vita e un momento di verità che noi non abbiamo negato come invece succede quasi sempre. Di solito quando si verificano certe situazioni le persone tendono a sopportare e a tacere, così questi momenti preziosi vengono elusi, quasi ci fosse paura ad esporsi. Così ci tratteniamo dall’esprimere ciò che sentiamo veramente e per lo più perdiamo l’opportunità  di vivere la vita così come é, semplicemente così come é.

La scuola

La scuola é bella e spaziosa, alcuni corsi sono già operativi, ma mancano ancora  banchi, penne,  quaderni, insegnanti ecc. Durante l’incontro con il comitato della scuola il direttore ci ha chiesto altri finanziamenti per utilizzare al più presto tutta la struttura, in sostanza la scuola é molto bella, ma per il momento rimane carente di materiali. Inoltre i ragazzi che vogliono iscriversi devono aspettare la sovvenzione del governo. Nonostante i problemi la scuola ormai esiste e sarà un punto di riferimento per quelli che vogliono riscattare la propria esistenza.

E poi ho incontrato  Peter

Durante la festa per l’inaugurazione della scuola ho conosciuto Peter, un bambino di circa dieci anni, molto timido e insicuro lui non voleva nulla o almeno non chiedeva niente, mi ha chiesto come mi chiamavo e dopo averlo saputo ogni tanto mi chiamava e mi sorrideva. Aveva gli occhi grandi, neri e belli! Lui non chiedeva nulla, ma guardava con insistenza il mio capellino allora nonostante il divieto di fare regali gliel’ho dato e lui molto saggiamente se lo é messo in tasca. Alla sera prima di tornare al resort l’ho salutato e lui mi ha detto:”Domani domani” come a dire: ci vediamo domani! e chissà cos’altro voleva dirmi.

Il ritorno

Il viaggio di ritorno é stato tranquillo. Tutto ok. All’arrivo in aeroporto c’erano ad aspettarci Marco, Gilberto e Carlo che chiedevano a gran voce. “Come é andata, come é andata!” E’ andata bene! e già cominciavo a sentire il mal d’Africa…

P. s. Mia figlia ora sta bene, e abbiamo scoperto di che natura era il suo malore alla partenza: Erika aspetta un bambino, nascerà il

prossimo ottobre e si chiamerà Francesco o Francesca

Franca Camilli

comunque adesso un breve diario sulle attività svolte an Afrika. Continua a leggere

Tempo Libero

Pubblichiamo qui di seguito il post apparso su Salute Rock, il blog del dott. Giovanni Rossi di Mantova, che ringraziamo per il bellissimo contributo sul convegno di giovedì 10 marzo :

TEMPO LIBERO

A Modena esiste Social Point. Si occupa di creare occasioni di incontro tra il mondo delle persone che hanno problemi di salute mentale e le persone “normali”.

Arrivando alla giornata formativa promossa da Social Point, la prima persona che mi è venuta incontro con un gran sorriso e mi ha abbracciato è stato Sesto. L’ho conosciuto una quindicina di anni fa in una cella dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, dove era internato. Non aveva ucciso nessuno. Semplicemente alcuni suoi comportamenti antisociali l’avevano portato lì dentro. Poi annualmente uno psichiatra di Modena dichiarava che non aveva una proposta alternativa, e così Sesto restava in OPG.

Dopo quell’incontro abbiamo deciso con Sesto, e assieme alla sua famiglia e agli operatori sia della psichiatria che del volontariato e delle cooperative sociali, che un’alternativa doveva esserci. E così è stato.

Ora è Sesto che mi accompagna all’interno della sala. E’ lui il padrone di casa.

Ci sono storie che assumono un valore simbolico. Sesto, per me, è anche un simbolo. Rappresenta la capacità che Modena ha di farsi carico delle persone “deboli”. Non a caso da bambino è stato accolto dal Patronato dei Figli del Popolo, fondato nel 1874 come un’istituzione con lo scopo di fornire istruzione e riparo ai bambini e ragazzi senza alcuna risorsa economica.

Nell’intenzione dei fondatori il Patronato si proponeva di diventare quasi un sostituto dei genitori molto poveri che non erano in grado di fornire niente ai propri figli, lasciandoli spesso a mendicare la carità per la strada. Per questo la Società Operaia di Mutuo Soccorso, basata sui principi del mutualismo reciproco e della cooperazione tra i soci, aveva costituito il Patronato.

Ed ora è proprio Sesto ad introdurmi nella sala dell’incontro del Social Point.

E’ un incontro di formazione per i professionisti della salute mentale, che  sono in fila per l’iscrizione. Ma è anche un luogo d’incontro “normale”. Nella sala c’è  il bancone del bar con il solito via vai di caffè e chiacchiere. E poi ci sono i relatori/formatori, alcune decine, che si alternano sulle quattro seggiole, loro riservate, per poi tornare tra il pubblico. Infine la presidenza. Non c’è. La conduzione dei lavori, e anche gli stacchi musicali, sono affidati alla redazione della Radio Liberamente.

Guardo al pubblico. E’ un misto. Ci sono tutti. Quelli che negli ambulatori stanno dietro la scrivania e quelli che si siedono di fronte. Quelli che in ospedale ci vanno a lavorare e quelli che ce li portano per il ricovero.

C’è il Direttore del Dipartimento Salute Mentale che riconosce il pieno diritto di cittadinanza del Social Point all’interno dei servizi professionali e ci sono i numeri : le 67 associazioni che per mission non si occupano di salute mentale, ma che sono state coinvolte nei progetti.

Ad esempio nei percorsi collettivi : radio, teatro, atelier, stadio, corale, danza, redazione multimediale, parole ritrovate, biblioteca, uditori di voci, video l’equilibrista, gite/vacanze, utenti esperti, Africa, up & go.

Tempo libero, insomma.

Mi colpisce che per tutta la durata dell’incontro nessuno parli di televisione. Anche se sappiamo che è proprio la Televisione che intrattiene i “normali” per molto del loro tempo libero. Sarà che in questo incontro di persone passive non mi pare di vederne. Evidentemente il Social Point realizza il suo claim : In Azione.

Sono contento che mi abbiano invitato. Tempo libero ben utilizzato.

La parola di oggi è tempo libero

Fatevi sentire